I nomi degli altri

Dopo aver insultato (in Insegnare l’Italia, scritto con Loredana Perla), gli autori delle attuali Indicazioni Nazionali, dando loro degli “scervellati”, Ernesto Galli della Loggia riesce a ricorrere al più classico vittimismo quale risposta alle dure, e giustificatissime, critiche fatte al lavoro svolto da lui ed altri per le nuove Indicazioni Nazionali, nelle quali si legge, tra l’altro, che “Solo l’Occidente conosce la Storia”.

“In Italia è rarissimo che si possa discutere nel merito: meglio denigrare l’interlocutore. Parlo per esperienza personale”, scrive sulle colonne del Corriere della Sera. Un’affermazione peraltro in gran parte vera ma anche grazie a, e per colpa di, persone come Galli della Loggia. Che precisa di non aver mai voluto dire che solo l’Occidente ha creato storia, e si offende perché pensarlo vuol dire, evidentemente, considerarlo un idiota. Intendeva invece dire, spiega, che solo in Occidente s’è creata “una dimensione culturale particolarissima nella quale il realismo analitico più crudo si è mischiato al profetismo sociale più estremo”. Il che significa che solo in Occidente è nato il senso occidentale della storia: che è una tesi che si potrebbe commentare con una colorita esclamazione in romanesco che risparmio al lettore.

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Mastrojanni chiede di parlare

Sto studiando gli atti della Costituente, per approfondire la visione che i Padri e le (poche) Madri costituenti avevano della scuola. Importante è la seduta di giovedì 13 marzo del ’47, sulla disposizioni generali. Seduta che comincia con una dichiarazione di Ottavio Mastrojanni, esponente siciliano del Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque, che ho riletto non meno di cinque volte, nel tentativo vano di capirci qualcosa; alla sesta lettura m’è scappato da ridere.

Ieri l’onorevole Ruini, durante la sua analitica relazione sulle critiche al progetto di Costituzione avevano apportato i vari oratori, mi ha attribuito il fatto di avere elogiato la Costituzione, e anzi l’onorevole Ruini ha riportato testualmente alcune parole che io avevo premesso in senso elogiativo. Egli infatti ha detto che io avrei, elogiando la Costituzione, rilevato che essa è coerente, che ha uno stile impeccabile e altri attributi che in questo momento mi sfuggono. Desidero precisare che è vero che ho rilevato nel progetto di Costituzione uno stile coerente, e ho rilevato che esso non è il risultato di compromesso, ma ho rilevato altresì che è la elaborazione meditata di un programma particolaristico e che in questo stile e in questa coerenza identificavo gli obiettivi particolaristici che la Costituzione si è prefissa di raggiungere, finalizzando le libertà e subordinando le stesse alla realizzazione dei fini economici e sociali che costituiscono la parte essenziale della Costituzione.
Questo intendevo dire perché non abbia a presumersi che abbia voluto elogiare la Costituzione per elogiarla.

Ho dormito tre ore questa notte

Ho dormito tre ore questa notte
fors’anche meno alle cinque ero sveglio
e il seguito non so se sonno o veglia
un breve sonno pieno di ricordi
più che di sogni o almeno così pare
all’ora convenuta ho messo su
il mio-me la mia faccia la mia storia
ed ho ricominciato tutto quanto.
Cerc’ora di comprendere il qualcosa
che fa di me un essere vivente
e non una struttura di pneumatici
un non troppo simpatico bibendum
un povero attorello sussiegoso
che si dimena sopra un palcoscenico
con quel che segue. Sento dentro il vuoto
e questa è proprio una frase del cazzo
ci si aspetta ben altro da un poeta
sia pure un poetucolo di quelli
che vanno ai concorsucoli poetici
di Maiolati Spontini o Rocchetta
Sant’Antonio; sto male, tutto qui
ed è cosa che sempre mi stupisce:
posso dire che sto in qualche modo
senza che questo mi distrugga? Posso
essere in qualche modo senza essere
un nulla? Posso sfuggire al mio vuoto?
Perché sono e non sono, mi trascina
la tristezza, mi svuota la mancanza
mi fa sorridere il sole sui colli
mi dà pace il pensiero della morte:
quando avrò consistenza nel non essere.
Vivo come uno strazio la presenza
di me a me stesso, l’accadermi, il nome
l’identità, la storia, the conundrum
il tohu wa bohu che mi trattiene
come un criceto nella sua gabbietta.

(22 luglio 2023.)

Sub specie absurditatis

Siamo stati domenica con Ermes all’acquario di Livorno. Non ero mai stato in un acquario: mi ha sempre trattenuto il disgusto per quella vita così contenuta, così al servizio del nostro sguardo. Ma è prevalsa la tentazione di mostrare a nostro figlio forme di vita che ha incontrato solo nei libri cartonati per la prima infanzia.

L’attrazione principale dell’acquario è una grande vasca con squali e tartarughe giganti, ma Ermes è stato attratto, più di ogni altra cosa, da una piccola vasca che conteneva, chissà perché, alcuni guanti bianchi gonfiati e sospesi nell’azzurro dell’acqua. Io invece ho osservato a lungo la piccola vasca accanto: quella delle meduse.

Mi sono sembrate, le meduse, semplicemente perfette. E belle. Di una bellezza molto contemporanea, d’avanguardia perfino. Mi chiedo, da domenica, cos’è l’essere di una medusa. Com’è essere una medusa. Nessuno può saperlo, ma se volessimo avanzare un’analisi à la von Uexküll, potremmo dire che una medusa semplicemente è. Aderisce, per così dire, all’essere. Fa tutto ciò che occorre per mantenersi viva, e lo fa con grande efficacia – riuscendo perfino, nel caso della Turritopsis nutricula, a toccare l’immortalità.

A noi manca questa adesione piena. Se la medusa è, l’essere umano _ è. C’è un distacco dall’essere dovuto alla presenza dell’io. Con una formula, potremmo dire che la nostra esperienza è essere(io)[?essere], dove per essere si intende l’essere puro, quale si manifesta alla medusa, mentre [?essere] è l’essere quale appare a un io: ossia l’essere problematico, l’essere di cui occorre trovare la ragione.

Detto altrimenti: l’uomo è l’ente cui l’essere, a causa dell’io, si manifesta sotto forma di assurdo.

(La foto è mia.)

Ancora sulle Indicazioni Nazionali

Lo scorso 20 marzo ho partecipato, invitato da Simone Giusti, al seminario La deriva della tracotanza, sulle nuove Indicazioni Nazionali, nell’ambito del Seminario permanente di Didattica della letteratura italiana dell’Università di Siena. Ho fatto in quell’occasione un’analisi degli aspetti prettamente pedagogici del documento, che ho ripreso e sviluppato in questo articolo su “Educazione Aperta”:

https://www.educazioneaperta.it/fare-il-vuoto-la-pedagogia-delle-nuove-indicazioni-nazionali.html